Stefania Donno | Perché realizzare un sito ecommerce non è sempre la migliore soluzione
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Perché realizzare un sito ecommerce non è sempre la migliore soluzione

Perché realizzare un sito ecommerce non è sempre la migliore soluzione

Mi capita spesso per lavoro di avere questo tipo di richieste da parte di liberi professionisti o piccole aziende: posso inserire sul mio sito professionale uno shop online?
Nella nuova era 2.0 riuscire a vendere i propri prodotti online sembra una via logica e facilmente percorribile.
Mi permetto su questo punto di fare delle considerazioni dettate dal buon senso e dalla mia esperienza effettiva sul campo, osservazioni che non hanno un carattere esaustivo ma sono spunti da prendere in considerazione prima d’intraprendere una sfida del genere.

Il 90 per cento delle attività online non ha successo.

Questo è vero per una serie di fattori. La prima è quella di pensare di realizzare una piattaforma senza pensare anche ad un budget per la sua promozione. Non basta caricare i propri prodotti per vedersi arrivare orde di clienti pronti ad acquistare online. Bisogna promuoversi e investire soldi: sia per delle campagne pubblicitarie mirate che per un SEO fatto bene.

Il secondo fattore è pensare che non esistano alternative ad un shop personale sul proprio sito.

Avete mai sentito parlare di marketplaces? Di Amazon sicuramente si. Bene, ora sapete che Amazon, come tante aziende, è una piattaforma che vende sia i propri prodotti ma che si fa forte anche dei prodotti di piccoli fornitori, proponendoli ad un vasto pubblico e facendosi in cambio carico delle spese di gestione e manutenzione della piattaforma, spese che se aveste uno shop online, sarebbero tante e a carico vostro.
Esistono diversi tipi di marketplaces a seconda delle categorie in vendita:

Etsy – Per le produzioni fatte a mano e agli oggetti vintage.
Amazon – Ampia gamma di prodotti al miglior prezzo e sull’esperienza d’acquisto.
Ebay – Nato come piattaforma di aste online, mantiene ancora oggi la possibilità di transazioni tra privati oltre ai venditori professionali.
(e molti altri)

Ad ognuno corrisponde un specifico profilo di pubblico potenzialmente interessato vostro prodotto. Tutti questi servizi hanno un costo online mensile che varia dai 19 euro a un massimo di 100 euro, più il costo legato ad ogni transazione e sono abbastanza personalizzabili.

Il terzo fattore è pensare di far tutto da soli.

Senza l’aiuto valido di professionisti che hanno studiato e che hanno le opportune conoscenze per aumentare la vostra rete di affari l’impresa è ardua. Non basta essere bravi smanettoni per riuscire a fare un’ottima campagna pubblicitaria su Google. Un pò di umiltà nel lavoro fa sempre bene (sopratutto alle proprie tasche).

Ultimo fattore è quello burocratico:

sottovalutare il fatto che esiste in Italia una normativa che regolamenta la vendita online è un errore che può portare a multe pesanti.
Uno shop online personale esige una regolare partita IVA se l’importo venduto è superiore ai 5000 euro annui (e che richiede sempre una ricevuta di prestazione occasionale),l’invio di una comunicazione all’Agenzia delle Entrate e all’Inps e l’iscrizione alla Camera di Commercio e al SUAP (Sportello Unico Attività Produttive) del proprio Comune.
Aspetti  che molto spesso i miei clienti sottovalutano, pensando erroneamente che aprire un’attività online non preveda cavilli amministrativi e burocratici.
Quindi in conclusione se avete un’attività già ben avviata, con un budget destinato alla sua promozione, un numero già cospiquo di clienti fidelizzati e siete disposti a lasciar fare ad un professionista, un ‘ecommerce potrebbe essere una sfida interessante che può aiutarvi ad aumentare le vendite. A patto però che siate disposti a rendervi conto, sbagliando, che non è la strada adatta alla vostra attività.

 

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